Il “primo” Fido, 13 anni in attesa del padrone

Il “primo” Fido, 13 anni in attesa del padrone

Da trovatello a migliore amico del suo padrone

Una storia d'affetto nata per caso e tragicamente interrotta dai bombardamenti della secondo Guerra mondiale; dopo 80 anni riesce a essere sempre attuale e toccante

Sanitaveterinaria.com – Fido è un nome talmente comune per un cane, che è arrivato a indicare per antonomasia il più fedele degli animali domestici.
Difficile sapere con certezza chi e quando per la prima volta abbia battezzato in questo modo il proprio amico a quattro zampe, ma c’è una storia, che ha proprio come protagonista un Fido, che potrebbe davvero rappresentare l’origine di tale tradizione.

Quel che è certo, è che un cane capace di aspettare il proprio padrone per oltre tredici anni rappresenta davvero l’emblema dell’amore incondizionato.

L’incontro con il padrone

E’ il 1941. Carlo Soriani, operaio fiorentino, che ogni giorno si sposta da Luco del Mugello a Borgo San Lorenzo, dove presta servizio alle Fornaci Brunori, individua in un fosso un cagnolino bianco con macchie nere; un cucciolo evidentemente maltrattato e ferito. Lo prese con sé e lo battezzò, appunto, Fido.

Il cane si affezionò completamente al suo salvatore, e divenne compagno inseparabile.
Ogni mattina all’alba si alzava per accompagnare Carlo al pullman, o meglio alla corriera, come si chiamava allora.
E nel tardo pomeriggio, senza bisogno di consultare alcun tipo di orologio, il cane sapeva quando era ora di presentarsi alla fermata ad aspettare il rientro del proprio padrone.

La vita trascorse normale e serena per due anni, fino al 30 dicembre del 1943. Erano tempi di guerra per l’Italia.
Quel giorno Le Fornaci Brunori furono oggetto designato per un bombardamento nemico, e molti operai perirono sotto le macerie; fra di loro, anche Carlo Soriani.

Alla fermata della corriera, Carlo non c’era. Fido sì, era lì a scrutare ogni viso, pallido e provato, di quei lavoratori che tornavano senza i loro compagni.
Non vedendo il padrone, il cane salì sul mezzo, cercandolo fra i sedili.
Dopo inutili tentativi, Fido tornò a casa solo; e fu così che la famiglia comprese che Carlo non sarebbe più tornato.

La fermata di Fido

Fido però non si arrese all’evidenza. Tornò anche il giorno dopo ad aspettare a corriera, e quello dopo ancora. Passarono i giorni, poi le settimane, poi i mese.
Fido era sempre là. Per oltre 5mila giorni, per più di 13 anni, andò nello stesso punto, alla stessa ora, ad attendere il suo padrone.

La vicenda non passò inosservata.
Nel 1957 il sindaco di Borgo premia Fido con una medaglia d’oro e fa erigere una statua in suo onore, realizzata dallo scultore Salvatore Cipolla.
Posizionata in piazza Dante è dedicata “A Fido, esempio di fedeltà”.

Il 9 giugno del 1958 Fido, ormai malato, morì.
Avvolto in un lenzuolo bianco ebbe un vero funerale, con tanto di corteo.
La notizia venne riportata dai quotidiani, dalla Nazione all’edizione domenicale del Corriere della Sera, che qualche giorno dopo gli dedicò una copertina: questa ritraeva Fido vecchio e stanco, ma sempre fedele alla fermata della Corriera.

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